DONNA FELICITÀ
Sabato scorso a Vincennes è accaduto un fatto veramente epocale sul conto del quale la stampa specializzata francese non ha posto un minimo di attenzione, magari perché considerano la cosa normale, o forse perché i cugini sono in effetti un po’ bacchettoni.
Galius ha vinto a sorpresa il Criterium dei 5 anni, orfano degli infortunati Gu d’Heripre e Gelati Cut, ma la vera notizia è che la sua allenatrice, Severine Raymond, è stata la prima donna trainer ad imporsi nella secolare storia di questa corsa dopo Madame Orly Roederer, allevatrice, proprietaria e trainer del grande Jamin, che il Criterium lo vinse nel lontano 1958.
Oltre 60 anni che testimoniano quanto sia duro per le donne emergere professionalmente oltr’alpe, dove se le jockette sono ben tollerate per la loro leggerezza in sella, ma i primi 10 in classifica sempre maschi sono, per trovare una catch-driver amazzone devi cercare in provincia qualche nordica emigrata. Quanto alle trainer, la Raymond è attorno al quarantesimo posto nella classifica degli allenatori, brava lei a cui fortunatamente, nel dopo corsa di sabato, è arrivato il riconoscimento, spontaneo e quindi ancora più bello, di sua maestà Bazire, che mentre Severine ere intervistata da Equidia si è avvicinato alla collega stampandole un bel bacio sulla guancia. Chapeau per Le Roi.
In Italia non è che vada poi molto meglio, delle 500 licenze da trainer italiche infatti, quelle “rosa” si contano sulle dita di una mano mentre in sulky andiamo decisamente meglio rispetto ai francesi, anche se a suo tempo, a quella che fu la miglior catch italiana di sempre, Daniela Nobili, non vennero offerte le oppurtunita’ che avrebbe meritato a livello di corse di gruppo.
Visse, la Nobili, un periodo d’oro per le amazzoni italiane, con Silvia Talpo e Chiara Nardo che spopolavano nel nord-est, e proprio alla Nardo, che chiuse la sua carriera causa un terribile incidente, vanno fatti i complimenti per essersi recentemente qualificata, con la maglia azzurra indosso, per una finale di canottaggio alle paralimpiadi di Tokyo.
Detto che nell’emisfero australe Kate Gath va probabilmente considerata la miglior catch-driver donna al mondo, oltre oceano invece, sono le donne trainer a farla da padrone, e prima ancora che arrivasse l’ondata nordica a colonizzare l’harness americano Linda Toscano e Julie Miller avevano scritto pagine importantissime del trotto a stelle e strisce.
Il nord-europa poi, è il luogo dove la presenza femminile, al training e in sulky, raggiunge la sua massima espressione “quantitativa”, e anche la popolarità che sta acquisendo il trotto montato da quelle parti testimonia, grazie all’avvenenza delle jockette vichinghe, che si, forse Dio esiste e si è fatto una girata in Scandinavia.
Un plauso particolare, tra i paesi nordici, va fatto alla Finlandia. In occasione dei Gran Premi e non solo, non c’è infatti un articolo di giornale o sul web che non citi nome e cognome della lad del cavallo vincitore. Lad che hanno anche uno spazio loro dedicato, con tanto di curriculum, nelle schede della banca dati di Hippos, il sito istituzionale ippico finlandese.
Va però poi detto che, a tutte le latitudini, dietro ad ogni scuderia c’è quasi sempre una manager donna, che sia essa ufficiale od occulta.
Del resto, chi desidererebbe mai un mondo “tuttabraga”?